Giorgio Agnisola

Può riconoscersi nel linguaggio suggestivamente essenziale di Pasquale Sorrentino una duplice tensione, la prima di taglio più simbolico e concettuale ( l’artista tende a ridurre schematicamente il contesto visivo, a delinearlo con pochi accenni del colore o della forma), l’altra più pittorica, legata, si direbbe, ad una passionalità forte e mediterranea, riflessa in cromatismi caldi e accesi, lucidi e brillanti. I due aspetti dell’arte in realtà nell’opera coincidono, si sovrappongono, si intricano in un linguaggio semplificato, eppure segnato da meditate costruzioni segniche e visive. Sono in genere bassorilievi, in cui la forma rilevata è funzionale ad una sorta di scenografia che l’artista progetta, organizza con uno schematismo di riquadri e strutture lineari e allusioni minime, spesso sufficienti a determinare la percezione di un riconoscibile spazio naturale o di una congiunzione di simboli o di una immaginaria interlocuzione tra mondi dissimili, che nel luogo dell’arte trovano lo spazio di una possibile coniugazione. E’ qui che l’artista recupera un inventario di forme, spesso sagome umane, ma anche animali, reiterate, moltiplicate, a cui assegna un valore emblematico, prospettico si direbbe, in relazione alla stessa scenografia dell’opera. Non v’è d’altra parte alcuna proiezione descrittiva. Le stesse immagini sono in genere svincolate da una definizione temporale e anzi si legano ad un tempo senza tempo, restituiscono il senso di una dimensione astorica, che presuppone come uno stato assoluto dell’essere e del sentire. Deriva di qui la spinta simbolica. Una simbologia che si nutre peraltro non di rado di rimandi ad un mondo esotico, magico, misterioso. E se alcuni lavori riflettono più uno studio di proporzioni e di forme innestati in piani prospettici, sperimentando una ricerca più geometrica o modulare, altri si nutrono di una tensione più concettuale, come si è accennato, ripropongono con pochi spunti visivi, una pensosità allarmante ed allarmata, dilatata, coinvolgente, che allude ai molteplici pericoli della società contemporanea, ai guasti dell’ambiente, ai veleni del cuore. La denuncia allora si lega ad una sorta di arcaismo mitico e primordiale, ad un passato ancestrale da cui derivare rifiltrata la nostra stessa umanità.