Francesca Conte

Dalla forma al colore.

Se volessimo dare un’etichetta all’artista Pasquale Sorrentino non sarebbe impresa facile. Non esiste alcun confine da travalicare, trovandoci di fronte ad un grande assemblaggio, frutto di un viaggio assai significativo che va al di là di qualsivoglia espediente tecnico.

La tematica che la tela dichiara, quasi sempre con il supporto di una simbologia universale attinta al substrato della plurimillenaria cultura umana, si proietta dalla superficie “plastica” dipinta nella quarta dimensione, quella del lettore dell’opera.

Un lettore coinvolto in una partecipazione autentica, assai più protagonistica che riflessa. Armoniosa e ragionata fusione di apporti di tela su tela sino alla realizzazione di una superficie dai rilievi diversamente accentuati, sulla quale viene a compiersi la narrazione pittorica e cromatica.

Ne nasce, in un persistente e fertile humus filosofico ed umanistico, la sottolineatura dell’essenza perenne dell’uomo, nella sua fisicità e spiritualità indissolubilmente sposate. Per contrasto l’evidenza data a quanto di innaturale ed illogico sia sotteso ad ogni oltraggio, offesa o violenza che possano essere rivolti all’uomo.

Un’arte, quella di Sorrentino, che propone il recupero umano, una produzione artistica che sa ed intende gratificare e il cuore e l’intelletto.

Un profondo interesse per il dinamismo e l’organicismo che si manifesta in visioni cosmiche ed oniriche, opere polimateriche sempre alla ricerca del divenire della materia. Sorrentino ha come intento quello di esprimere le estreme latitudini del mondo introspettivo: scene, le sue, dominate spesso dall’assenza di vita, dal silenzio più assoluto, superando la realtà stessa in uno spazio che acquista volutamente una sorta di deformazione. Le atmosfere magiche ed enigmatiche dei quadri dell’artista colpiscono per l’apparente semplicità di ciò che mostrano ed invece tali immagini mostrano una dimensione che solo a primo acchito assomigliano a quella che noi conosciamo dalla nostra esperienza. Quasi un incontro con la metafisica dechirichiana, un voler dipingere il mistero della vita per trascinare noi spettatori in un vortice incerto e dalle mille interpretazioni. Figure isolate che simboleggiano l’incomunicabilità dell’uomo, palloncini colorati che hanno la forza di trascinare l’essere umano verso l’ignoto, scale che conducono alla vita con un atteggiamento speranzoso… Ecco rappresentati i diversi modi di reagire, di approcciare a quello che è il tortuoso cammino di ognuno di noi, ecco che l’arte assolve al suo compito di mediazione, di riconciliazione con la realtà circostante!

Un’arte non lontana, non elitaria, ma una sorta di oracolo, di annuncio filosofico-trascendentale ma anche para-psicologico. Viene operata una vera rivoluzione del soggetto; al soggetto esplicito e narrativo, che la pittura è chiamata ad illustrare, l’artista sostituisce il soggetto inattingibile, enigmatico che la pittura sospende come sopra se stessa. Starà allo spettatore scoprire l’arcano!!!

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